Vinicio Capossela torna alla scrittura con un romanzo davvero affascinante “Il paese dei coppoloni“, dando questa volta voce a una comunità che sembra lontana anni luce dal nostro presente. L’artista descrive storie di personaggi improbabili, con il linguaggio della tradizione orale, restituisce quel senso di appartenenza che sembra ormai perduto nel caos della fretta e del clamore cittadino.
Da Mandarino ‘pascitore di uomini’ alla Totara, da Pacchi Pacchi a Cazzariegghio, alla Marescialla, a Scatozza ‘domatore di camion’, quello disegnato da Capossela è un universo di fantasia che si intreccia con il senso della memoria e del ricordo, e che ci offre un quadro ricco di tenerezza e passione che eleva al rango che merita le piccole storie che fanno la Storia. Il lettore è invitato a travestirsi da viandante, e a osservare, esplorando con timidezza e rispetto, i quadri che Capossela tratteggia con deferenza e amore quasi bambinesco, sulla scorta di una lunga tradizione letteraria che trova i suoi padri in Carlo Levi ed Ernesto De Martino, ma anche, azzardiamo, in Giuseppe Marotta e, più recentemente, Salvatore Niffoi.
Lo sguardo del narratore, quindi, è quello appassionato e acerbo del fanciullo alla scoperta delle proprie radici, che si confronta con i miti della propria identità per riscoprirsi migliore. Il romanzo è stato candidato al Premio Strega 2015 dall’editore Feltrinelli, con la motivazione seguente: “Nell’anno del sessantesimo compleanno della Casa Editrice, la Feltrinelli propone un’opera fuori dalle convenzioni e dalle mode letterarie, così ribadendo uno dei tratti storici del nostro catalogo”. Non ci resta che leggerlo…