Il primo libro di Fausto Brizzi, ‘Cento giorni di felicità’ è stato un successo editoriale che è andato oltre ogni previsione, pubblicato in 40 Paesi, inclusi gli Usa, dove uscirà questo agosto. Tutti pensavamo che la sua avventura editoriale si sarebbe fermata al primo romanzo e invece Brizzi ci ha preso gusto e si è lanciato nella scrittura di getto, come è nel suo stile, del nuovo libro ” Se mi vuoi bene “. Se in ‘Cento giorni di felicità’ ha provato a mettersi nei panni di un malato terminale alle prese con un tumore e gli ultimi cento giorni di vita, qui Fausto si è immaginato depresso ed immerso in una palude emotiva.
Il protagonista di ‘Se mi vuoi bene’ si accorge che nessuno ha tempo per lui, come lui non ne ha per gli altri. Non ha capito la sottile ma fondamentale differenza tra ‘volere bene’ e ‘fare del bene’, cioè spendere il proprio tempo per cercare di migliorare la vita di qualcuno. La depressione, nel Brizzi pensiero, nasce con l’avvento della babysitter. Quando ero piccolo – racconta – venivo parcheggiato dai vicini di casa, conoscevo tutti nel palazzo, si pranzava e si cenava insieme. Oggi non sappiamo neanche come si chiama chi ci vive accanto . Al male oscuro non c’è altro rimedio se non dare e ricevere affetto dalla famiglia e dagli amici.
La sottile differenza tra il voler bene e il far del bene, diventa chiara a Diego Anastasi soltanto quando ha già cinquant’anni, una vita di successo alle spalle e una depressione nuova di zecca in corso. Scopre infatti che tutte le persone che ama non hanno tempo per lui e le sue paure. E capisce che nemmeno lui ha mai fatto davvero qualcosa per loro. Nel tentativo di uscire dalla palude emotiva in cui è precipitato decide cosi di fare “qualcosa di attivo”, e soprattutto benefico, per i suoi cari. Il risultato è inevitabile: con la precisione di un cecchino, distrugge l’esistenza di ognuno di loro!