E’ uscito da poco, il libro “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi” di Mario Calabresi. Gianluigi Rho e Mirella Capra si sposano a Milano nei primi anni Settanta. Lui è ginecologo, lei è pediatra. Si sono appena laureati, hanno poco più di vent’anni. Stilano una lista di nozze molto particolare: invece di argenteria e servizi di piatti e bicchieri, chiedono attrezzature da sala operatoria per un reparto maternità che non esiste ancora ma che loro contribuiranno a creare e a far crescere in anni di durissimo ma gioioso lavoro. Mirella, il 15 luglio 1970, dopo la prima visita all’ospedale in costruzione, scrive una lettera a casa in cui, dopo aver evidenziato una lunga lista di problemi, conclude: “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa”.
Mario Calabresi conosce questa storia da quando è bambino: Gigi e Mirella sono i suoi zii. Oggi ha scelto di raccontarla, perché è necessario provare a rispondere ai dubbi, allo scetticismo, allo scoraggiamento di tanti ragazzi che si chiedono se valga ancora la pena coltivare dei sogni. Quella di Gigi e Mirella, ma anche quella di Elia e la sua lampara che ogni notte prende il largo dal porto di Genova o quella di Aldo che rimette in moto le pale del mulino abbandonato della sua famiglia, sono le storie di giovani di ieri e di oggi che hanno saputo guardare avanti con coraggio. Sono storie di ragazzi italiani che non hanno avuto paura di diventare grandi. A qualcuno piace definirlo “eroismo del quotidiano”, per altri sono solo gesti di spontanea umanità che non hanno nulla di eroico, si tratta comunque di vite di personaggi esemplari che talvolta si ha la fortuna di incontrare. Oppure di leggere.
Durante uno dei suoi consueti incontri con gli studenti delle scuole italiane, Calabresi, giornalista e direttore del quotidiano torinese La Stampa, incontra un ragazzo timido che gli pone una domanda tremendamente complicata: “Lei davvero crede che la nostra scelta individuale possa fare qualche differenza nelle nostre vite? Io, come molti miei compagni, credo che le condizioni esterne siano troppo più forti di qualunque sogno e di qualunque volontà, e che l’unica strada sia la fuga da questa Italia. Siamo nati nel tempo sbagliato”. È la voce, fin troppo nota, di uno di quei ragazzi definiti recentemente “gli sdraiati”: giovani o adolescenti arresi, impotenti, annichiliti. Mario Calabresi, per rispondere a questa domanda, decide di servirsi dell’esempio di molti giovani che, oggi come in passato, hanno deciso di mettersi in gioco e ce l’hanno fatta. Ma Calabresi non si limita a riportare gli esempi relativi ai giovani di un passato felice, anzi scova nel nostro tempo molti altri casi di ragazzi che si sono cimentati in missioni coraggiose e apparentemente disperate. Una lunga serie di esperienze che nei fatti smentiscono l’immagine degli “Sdraiati”.