“La memoria dei fiori” di Rywka Lipszyc, come è stato già per Anna Frank, è un diario che narra la vita nei ghetti. Il diario è stato ritrovato nella primavera del 1945 da Zinaida Berezovskaya, medico militare al seguito dell’Armata Rossa, che lo portò a casa sua. Nel 1995 Anastasia, nipote di Zinaida, ritrovò il diario tra gli oggetti di famiglia in occasione di una visita alla madre, lo lesse e si mise alla ricerca dell’istituzione più adatta a cui consegnare questa straordinaria testimonianza. Il diario arrivò nelle mani del Centro per l’Olocausto del nord California e del Brooklyn College che decidono di far trascrivere il testo originale e nel 2014 il diario tradotto in inglese venne pubblicato. La storia è ambientata nell’aprile 1944, l’ultima neve del lungo inverno polacco attanaglia ancora le vie del ghetto di Łódź: i fiocchi candidi scendono sulle nere e informi divise degli operai ebrei che lavorano per i nazisti.
Ma c’è un fragile fiore che, in questo paesaggio desolato, con tutta la forza cerca di sbocciare. Rywka Lipszyc ha solo quattordici anni. Ogni giorno deve farsi strada tra le recinzioni di filo spinato, incalzata dalle armi dei soldati e dagli ululati laceranti dei cani. Dopo la morte dei genitori, è lei a prendersi cura della sorellina Cipka. La sua città, la casa che tanto amava, gli amici di scuola, sono ormai un pallido ricordo; al loro posto ci sono il lavoro, il freddo, la fame, gli orrori del ghetto e della segregazione. In mano Rywka stringe l’unica cosa che è rimasta veramente sua: il suo diario, l’unica illusione di speranza e di salvezza da un nemico che, semplicemente, vuole che il suo popolo smetta di esistere.
In queste commoventi pagine prende vita il ritratto di una bambina costretta ad affrontare l’impossibile compito di diventare donna in un mondo dominato dalla violenza e dall’ingiustizia. E l’unico modo per resistere è non smettere di sognare: la libertà per sé e per Cipka, una casa, un piccolo studio avvolto dall’ombra della sera, una penna, qualche foglio bianco per coltivare la sua più grande passione, la scrittura. Nulla si sa della sorte della piccola Rywka, se non che è sopravvissuta – forse solo per pochi mesi – alla guerra. Questo diario, documento di inestimabile valore storico e umano, è oggi l’unico modo di conoscere il più drammatico frammento della storia della sua vita, e di ascoltare la sua voce mentre si unisce al coro delle testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto.