“Storia della bambina perduta” è il quarto e ultimo libro del ciclo “L’amica geniale” di Elena Ferrante. Le opere svolgono un filo narrativo che si articola dal 2010 per tornare indietro, unica costante l‘amicizia e svilupparsi attraverso memorie che ripartono dal secondo dopoguerra. Nel primo pannello si va dal 1950 al 1960, nel secondo si ricomincia dal 1966, recuperando anche i tre anni precedenti e arrivando fino agli eventi successivi di un paio d’anni; nel terzo si ripercorrono fatti accaduti tra il 1968 e l’ottobre 1976.
L’ultimo invece parla dell’età adulta. Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita.
Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara). Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s’incontrano, s’influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano. Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia.