Michele Rech, alla storia Zerocalcare, è uno dei casi editoriali più interessanti degli ultimi anni. Il trentenne romano, schivo e timido, cresciuto tra la Francia, paese d’origine della madre, e Rebibbia, quartiere periferico di Roma, inizia a nutrire una forte passione per i fumetti sin da ragazzino e a quel periodo risalgono le sue prime opere: locandine per concerti e copertine di dischi. Il suo nome inizia a circolare negli ambienti che contano e nel 2003 arrivano le collaborazioni con testate nazionali. Da lì un percorso tutto in discesa culminato nel 2012 con la pubblicazione di La profezia dell’armadillo, una raccolta di storie brevi. Una vera svolta questa, che lo fa conoscere al grande pubblico, anche quello non settorializzato dei fumetti.
Il libro, che ha ricevuto un notevole riscontro di critiche positive, presto diventerà anche un film diretto da Valerio Mastandrea, suo estimatore. Dopo il suo libro d’esordio, nel 2012 arriva Un polpo alla gola il primo vero “romanzo” di Zerocalcare: un’opera autobiografica. Quest’anno, a distanza di due anni, esce “Dimentica il mio nome” , quinta graphic novel di Zerocalcare, un testo impegnativo che ha visto l’autore scavare a fondo nella sua storia personale. Quando l’ultimo pezzo della sua infanzia se ne va, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Diviso tra il rassicurante torpore dell’innocenza giovanile e l’incapacità di sfuggire al controllo sempre più opprimente della società, dovrà capire da dove viene veramente, prima di rendersi conto di dove sta andando.
A metà tra fatti realmente accaduti e invenzione. A differenza delle altre graphic novel, “Dimentica il mio nome” coinvolge anche altre persone, la madre e la nonna. Presenta quindi un lavoro di recupero dei propri affetti e delle situazioni che lo hanno reso più vulnerabile. Il soggetto del lavoro sembra essere la paura, presenza costante lungo tutta la narrazione e tema che percepiamo sin dalla copertina, creata in collaborazione con Gipi. L’autore è raffigurato insieme a sua nonna, appaiono entrambi sovrastati da minacciose ombre che ostacolano il loro percorso. C’è un cambio di rotta in questo nuovo lavoro: la linea è più inquieta e il tratto più fitto e incisivo, per trasmettere probabilmente un maggiore coinvolgimento emotivo.