E’ uscito il nuovo libro di Paolo Giordano “Il nero e l’argento”, una storia poetica e intima. È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all’aria di fuori. “A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso”. È così che la signora A., nell’attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode della loro relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca.
Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l’appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. “La signora A. era la sola vera testimone dell’impresa che compivano giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo”. Cambia voce Paolo Giordano e cambia soprattutto tono. Cambia ambientazione e persino casa editrice, passando da Mondatori ad Einaudi. Il linguaggio si fa più ricercato, le descrizioni più intimistiche, il focus si concentra su piccole e apparentemente insignificanti vicende familiari, tra le cui pieghe scorrono sentimenti inespressi e malcelati. Dopo il successo anche cinematografico del suo romanzo d’esordio, La solitudine dei numeri primi, vincitore del Premio Strega e del Premio Campiello Opera prima nel 2008, e dopo il ritorno alle stampe, nel 2012, con Il corpo umano, che voleva essere un’occasione, forse mancata, per descrivere la vita quotidiana dei soldati italiani in Afghanistan.
Paolo Giordano cambia decisamente rotta e con Il nero e l’argento decide di dare alle stampe un romanzo breve, scritto per la prima volta in prima persona. A colpire il lettore nella descrizione della vita di questa giovane coppia e della loro governante, è il vuoto e l’abulia di questi ragazzi, che trascinano le loro vite giorno dopo giorno senza dimostrare la minima capacità di modificarne il percorso, forse perché assuefatti dalle loro comode abitudini. La signora A. porta invece all’interno di questo microcosmo asfittico, una ventata di umanità. Con lei arrivano gli abbracci, i racconti e i perdoni a un bambino, Emanuele, lasciato per la maggior parte del tempo a fare compagnia a se stesso.