Da pochi giorni è arrivato nelle librerie italiane Ballando ad Auschwitz, il libro indagine di Paul Glaser. Con l’avvicinarsi della Giornata della Memoria sentiamo la necessità di ascoltare storie per non dimenticare, per ricordare a noi e agli altri la realtà che ci sconvolse in prima persona non molto tempo fa. Dimenticare è tanto facile quanto pericoloso, motivo per il quale la storia regalataci da Paul Glaser vale oro.
Ballando ad Auschwitz è un viaggio nella memoria, nella storia familiare di Paul Glaser che soltanto una volta diventato adulto ha scoperto di avere origini ebraiche. Lo scrittore nasce da una devota famiglia cattolica dei Paesi Bassi, e quando scopre le sue origini ebraiche ne rimane sconvolto: perché quel silenzio prorogato negli anni? Glaser non ci sta, e parte per un’estenuante ricerca d’archivio che lo porta fino alle origini del vuoto: le persecuzioni naziste prima e durante la seconda guerra mondiale. È così che Paul si imbatte in una figura femminile magnetica e di assoluto interesse: la zia Rosie. I motivi che portarono alla frattura in seno alla propria famiglia convincono Paul Glaser a scrivere un libro, un racconto intriso di dolorosa memoria.
Rosie Glaser è un ebrea non praticante, è esuberante, sensuale, e sopratutto è innamorata del ballo. È così che durante il dominio nazista apre una scuola di ballo clandestina, ma viene tradita e arrestata dalle SS: finirà ad Auschwitz. Delle milleduecento persone deportate con lei, solo in otto sopravviveranno. Rosie è determinata a restare in vita e userà tutte le armi a sua disposizione: la seduzione e la passione per il ballo. La storia che ci racconta Paul Glaser è controversa, difficile e dolorosa. Una storia mai sentita prima: quella della zia Rosie.