A distanza di quattro anni dalla pubblicazione del suo ultimo best seller, ritorna nelle librerie di tutto il mondo Ildefonso Falcones con un nuovo romanzo storico: La regina scalza. Lo scrittore spagnolo capace di vendere 7 milioni di copie del suo lavoro d’esordio, si rimette in gioco calando i suoi lettori nella Spagna del ‘700. Il lungo tempo passato lontano dai riflettori spiega la peculiare perizia nel ricostruire il mondo del passato; ma non è soltanto l’ambientazione veritiera a colpire nelle storie di Falcones, quanto la vita pulsante che anima i suoi personaggi, che guida le loro azioni e finisce per sviluppare trame mozzafiato e appassionanti.
La protagonista de La regina scalza è un ex schiava cubana, Caridad, che nel 1748 è appena approdata nelle terre spagnole e, precisamente, a Siviglia. Non ha meta, vaga insicura in un mondo alieno; sarà allora Milagros Carmona a salvarla, diventando sua sincera amica. Milagros è una giovane gitana e anche nel suo sangue scorre l’istinto di ribellione. Caridad è affascinata e coinvolta nel mondo dei gitani spagnoli, ma un tragico evento storico le cambierà nuovamente la vita: un editto regio decreta che i gitani sono fuorilegge. Caridad e Milagros dovranno allora separarsi, la loro epopea avrà di nuovo inizio e soltanto il destino potrà riunirle.
Ancora pochi giorni mancano prima che La regina scalza di Falcones sia disponibile nelle librerie di tutta Italia: l’11 novembre si potrà acquistare il libro. Intanto lo scrittore spagnolo si è prestato ad anteprime e interviste, durante le quali ha rivelato i suoi ideali nel campo della scrittura storica: “Il romanzo storico deve essere lungo, al lettore piace che sviluppi una trama e ci sia il tempo di farlo entrare nell’atmosfera. Con La mano di Fatima ho esagerato, erano 900 pagine, la misura ideale sono 700. Mi infastidisce enormemente un romanzo ambientato nel XV, XVII o XVIII secolo con conversazioni che vogliono imitare quei linguaggi perché non solo non ci riescono, ma pensano che il lettore non capisca che stiamo parlando di quei tempi con il linguaggio attuale.”