Erri De Luca dopo il successo di “I pesci non chiudono gli occhi“, è tornato a far parlare di sè con un nuovo libro che raccoglie in se tre bellissime storia, “Storia di Irene”, un’altra avventura marittima che segue le correnti dell’ eredità che appartiene in maniera costitutiva all’uomo De Luca ma nache a tutti noi, ricordi di guerra, di stalle, di freddo e di profonde amicizie. Nei panni di un errante, in terra greca, lo scrittore si improvvisa raccoglitore di storie di cui ne diventa custode e conducente. Irene è una ragazza di 14 anni, ha perso i suoi genitori durante un naufragio e il suo nome è la veste del suo destino. È stata salvata dal mare e dai suoi abitanti, le onde hanno cullato i suoi pianti e i delfini curato i suoi sorrisi.
Per la gente del suo villaggio è sordomuta ma Irene, che di notte vive in mare e di giorno in terra, percepisce e produce vibrazioni. Conosce il linguaggio dei delfini e lo sa comunicare. La storia di Irene è una grande allegoria, richiede lettura e riflessione attente. I delfini, sposano perfettamente i concetti di condivisione e fratellanza dove persino nell’accoppiamento non c’è supremazia, abbracciano ciò che gli uomini deridono così quando Irene ha il suo primo sangue, i delfini brindano alla fertilità e alla vita mentre l’uomo ne misura le distanze. La guerra attecchisce quando gli uomini indossano le vesti dell’egoismo, innalzano la bandiera dell’indifferenza e si dimenano in una società che ha perso la bussola dei valori.
C’è guerra solo in terra che predichiamo bene un padre nostro imparato a memoria- dacci oggi il nostro pane quotidiano- mentre in un giorno raccogliamo ciò che ci deve bastare a lungo. È una storia profonda, intensa, simbolica quella che lo scrittore ci racconta, in cui il ricordo dell’autore trova giusta collocazione attraverso l’uso frequente di flashback e digressioni che irrompono come lampi nel cielo e scuotono dal tepore del nostro tempo.Un ottimo libro di Erri De Luca!