Oggi vi proponiamo Il Rumore del Tempo del poeta e scrittore Osip Mandel’štam. Questa grande figura artistica nasce a Varsavia nel 1891 e scompare tragicamente in un campo di concentramento sovietico il 27 dicembre del 1938. Osip Mandel’stam è stato uno dei grandi protagonisti della poesia russa del primo Novecento, appartenente a quella stessa generazione di cui fanno parte Majakovskij, Esenin, Achmatova, Cvetaeva, Pasternak. Lo scrittore giunge in Russia quand’è ancora piccolissimo emigrato insieme alla sua famiglia ebrea dalla Polonia ed è la temperie che respira in questi anni a cavallo tra Ottocento e Novecento che traspare dai suoi scritti. Le sue descrizioni di Pavlovsk (cittadina a pochi passi da Pietroburgo) sono mirate, dirette, senza filtri; con il suo sguardo di bambino attento osserva ogni dettaglio rivelatore.
“La mia memoria è ostile a tutto ciò che è personale“. Quello che più gli interessa è seguire il secolo, “il rumore e l’evolversi del tempo”, perché “abbiamo imparato non a parlare, ma a balbettare, e soltanto prestando ascolto al crescente fragore del secolo e imbiancati dalla spuma della sua cresta, abbiamo acquistato una lingua“. Una lingua straordinaria, capace di servirsi del tempo storico e dei ricordi autobiografici per ridare fisicamente il clima, le immagini, la musica, la temperie spirituale di quegli anni.
Le tendenze anticonformiste e di critica al sistema staliniano di Mandel’štam deflagrarono nel novembre del 1933, quando compose e diffuse il celebre Epigramma di Stalin in cui attaccava in modo critico e feroce il regime comunista. Dopo due arresti, fu condannato ai lavori forzati nel gulag di Vtoraja rečka, luogo dove morì in seguito a circostanze non del tutto chiare. Il merito della diffusione di molte delle sue opere è dovuto alla moglie Nadežda, che aveva imparato a memoria numerosi testi poetici scritti dal marito.
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