“Il quaderno di Maya” è l’ultimo romanzo di Isabel Allende, pubblicato da Feltrinelli alla fine del 2011. Racconta la storia di una diciannovenne cresciuta dai nonni, che, nel momento in cui perde suo nonno attraversa un momento molto difficile; passa molto tempo lontano dalla sua casa, si trasferisce a Las Vegas, ma non sarà tutto rose e fiori, anzi,
Maya farà un errore dopo l’altro, finchè la nonna Nini deciderà di mandarla in un’isoletta sperduta sotto l’ala protettrice di un suo amico antropologo, per cambiare vita e per riflettere sui suoi errori passati. Di seguito riportiamo alcune frasi tratte da “Il quaderno di Maya” che mi sono piaciute di più:
“Alla mia Nini ha sempre dato fastidio l’artificio del finale felice nelle favole; è convinta che nella vita non ci siano finali, ma confini, si gironzola di qua e di là, s’inciampa, ci si perde”.
“C’è gente così, gente convinta che tutti i dolori si assomiglino e che esistano formule e intervalli di tempo per superarli. La filosofia stoica della mia Nini è più adeguata in questi casi: “La sofferenza ci chiama, stringiamo i denti”, diceva. Un dolore così, dolore dell’anima, non si elimina con medicine, terapie o vacanze; un dolore così lo si soffre, semplicemente, fino in fondo, senza attenuanti, come è giusto che sia”.
“Avrai tempo per annoiarti, Maya. Approfitta per scrivere delle enormi sciocchezze che hai commesso, magari in questo modo ti rendi conto della loro portata”.
“Sento la mancanza di un goccetto di vodka in onore dei tempi passati, che sono stati pessimi, ma certo un po’ più movimentati di questi. Ma è solo un capriccio momentaneo, non il panico da astinenza che ho già sperimentato. Sono decisa a mantenere la mia promessa, niente alcol, niente droga né telefono né posta elettronica e la verità è che sto facendo meno fatica di quanto mi aspettassi.”
“Mi risulta complicato scrivere della mia vita, perché non distinguo tra i ricordi e ciò che è frutto della mia immaginazione; la pura verità può risultare tediosa e per questa ragione, senza rendermene conto, la modifico o la enfatizzo, anche se mi sono riproposta di correggere questo difetto e di mentire il meno possibile in futuro”.