E’ uscito un po’ di anni fa “Ragazzo da parete” il romanzo di Stephen Chbosky è ancora oggi un libro generazionale pieno di musica, film, libri e citazioni, una storia di adolescenza, paure e solitudini. Questo libro è stato riedito dalla Sperling & Kupfer solo pochi mesi fa con un nuovo titolo “Noi siamo infinito” e come sottotitolo quello originale, il motivo è solo che proprio da questo splendido romanzo è stato tratto il film che è uscito il 14 febbraio in tutte le sale. La storia raccontata è quello di Charlie, un adolescente sopra le righe, un giovane pieno di silenzi è paure. L’ingresso nelle scuole superiori lo lancia in un vortice di prime volte: la prima festa, la prima rissa, il primo amore – per la bellissima ragazza con gli occhi verdi che quando lo guarda fa tremare il mondo. Il primo bacio, e lei gli dice: per te sono troppo grande, però possiamo essere amici. Per compensare, Charlie trova una che non gli piace e parla troppo: a sedici anni fa il primo sesso, e non sa neanche perché. Allora lui, più portato alla riflessione che all’azione, affida emozioni, trasgressioni e turbamenti a una lunga serie di lettere indirizzate a un amico, al quale racconta ciò che vive, che sente, che ha intorno. Dotato di un’innata gentilezza d’animo e di un dono speciale per la poesia, il ragazzo è il confidente perfetto di tutti, quello che non dimentica mai un compleanno, quello che non tradisce mai e poi mai un segreto.
Peccato che quello più grande, fosco e lontano, sia nascosto proprio dentro di lui. Questo romanzo è davvero imperdibile, un libro inizialmente sotto valutato che poi è diventato un bestseller, una storia che attraverso le lettere permette al suo protagonista di oltrepassano i confini delle problematiche di un quindicenne, per esplorare il sentiero più profondo e complicato della diversità, Charlie riesce attraverso il rapporto epistolare a descrivere con estrema sensibilità il gioco di complicate relazioni della sua famiglia, l’affetto per i genitori, l’ammirazione per il fratello.
Ciò che più rapisce nella storia, è la semplicità del linguaggio con cui Chbosky descrive situazioni, che altrimenti apparirebbero pesanti e difficili. In bilico continuo tra equilibrio e pazzia, tra normalità e diversità, Chbosky ripercorre la crescita individuale di Charlie attraverso le letture di Harper Lee, Kerouac, Salinger, Fitzgerald, sullo sfondo del “Rocky Horror Picture Show”, quasi a segnare, simbolicamente, la linea di confine tra lo spettacolo e la realtà.