Siete come me appassionati di Jo Nesbo? Allora non potete perdervi la sua ultima opera “Sangue e neve”. La storia è quella di Olav, negato come rapinatore di banche perché incasina le fughe. Negato come pappone perché si affeziona alle prostitute. Negato come pusher o esattore di crediti perché non sa tenere i conti. Nel giro della mala, l’unica cosa che è capace di fare è il liquidatore, il killer. Ma quando Daniel Hoffmann, il boss della droga di Oslo, gli ordina di uccidere sua moglie perché lo tradisce, persino lui capisce di essere finito in un mare di guai. Se poi, anziché uccidere la donna, Olav se ne innamora, è chiaro che il mare è destinato a diventare un oceano.
Ormai braccato, gli resta una sola speranza: liquidare Hoffmann prima che Hoffmann liquidi lui, magari chiedendo aiuto al suo peggior nemico. Come lui stesso si descrive: «Dunque. Riassumendo, possiamo metterla così: non riesco a guidare piano, sono tenero come il burro, mi innamoro con troppa facilità, perdo la testa quando mi arrabbio e sono una frana in aritmetica… Non devo guidare, uccido per lo più il genere di uomini che se lo merita e non devo fare calcoli complicati. Non avevo dovuto fino ad allora, almeno». Il protagonista di questo libro è un killer dislessico e dal cuore tenero. In contemporanea mondiale, l’ultimo thriller del maestro dei maestri arriva anche nelle nostre librerie.
Una lettura che si preannuncia veloce, quasi famelica, alla forsennata ricerca di risposte che, da vero maestro, l’autore ci fornisce pian piano, col contagocce, dosandole sapientemente con nuove domande; e così via verso un turbinio di colpi di scena, di inaspettati rivolgimenti, di dialoghi brillanti e densi di sottintesi, di atmosfere surreali eppure così credibili da sembrare vere, vicine. Un thriller carismatico, un protagonista che dispiace lasciare a lettura terminata, un intreccio a cui la memoria torna, degno di quello che l’autore è: uno dei più grandi scrittori di noir contemporanei.