“Non è stagione” è l’ultimo libro, edito da Sellerio, di Antonio Manzini. Rocco Schiavone è a pezzi, pensava di essersi lasciato alle spalle quei lunghi giorni sempre tristi e tutti uguali. Sono trascorsi diversi mesi dal suo trasferimento forzato ad Aosta, ma il suo malumore si alimenta sempre di più. Pino Daniele parlerebbe di “appocundria”, quella fatalistica accettazione della vita, segnata da una noia esistenziale e da un malinconico distacco per qualcosa di indefinibile che non è, non è stato e non è potuto essere. È stanco Rocco, non regge più tutto quel freddo e per di più è lontano dai suoi amici, non da Marina però. Lei è sempre viva e il suo ricordo non svanisce mai. A complicargli la vita arriva “l’ennesima rottura di coglioni di decimo grado”. C’è un’azione parallela, in questa inchiesta del vicequestore Rocco Schiavone, che affianca la storia principale. È perché il passato dell’ispido poliziotto è segnato da una zona oscura e si ripresenta a ogni richiamo. Come un debito non riscattato.
Come una ferita condannata a riaprirsi. E anche quando un’indagine che lo accora gli fa sentire il palpito di una vita salvata, da quel fondo mai scandagliato c’è uno spettro che spunta a ricordargli che a Rocco Schiavone la vita non può sorridere. I Berguet, ricca famiglia di industriali valdostani, hanno un segreto, Rocco Schiavone lo intuisce per caso. Gli sembra di avvertire nei precordi un grido disperato. È scomparsa Chiara Berguet, figlia di famiglia, studentessa molto popolare tra i coetanei. Inizia così per il vicequestore una partita giocata su più tavoli: scoprire cosa si cela dietro la facciata irreprensibile di un ambiente privilegiato, sfidare il tempo in una corsa per la vita, illuminare l’area grigia dove il racket e gli affari si incontrano.
Intanto cade la neve ad Aosta, ed è maggio: un fuori stagione che nutre il malumore di Rocco. E come venuta da quell’umor nero, un’ombra lo insegue per colpirlo dove è più doloroso. Ancora una volta Manzini tratteggia il ritratto di un personaggio unico, sfuggente e dolente. Un uomo vero e complesso, bloccato dal suo passato e vittima del suo destino. Quello che leggiamo è un giallo ricco di azione, capace di coniugare crimine e passione, lo sguardo più dolente e la risata più sfrontata. Non ha bisogno di artifici l’autore, non gli servono ghirigori o voli pindarici: la sua scrittura, pulita, secca e lineare punta dritto al cuore. Nessuna retorica e nessuna giustificazione, Rocco è quanto di più umano possa esserci e noi abbiamo ancora bisogno di sentirne parlare.