Per chi vive lontano, la Corea del Nord è un paese incomprensibile, con le sue folli parate militari, la millantata capacità missilistica e nucleare, la falsa propaganda quotidiana che dipinge la famiglia presidenziale come delle divinità, questo regime totalitario raggiunge spesso i titoli dei giornali più per le sue stranezze che per motivi realmente politici.
Eppure, ci si dimentica spesso, che per chi nasce in Corea del Nord la vita è un incubo. Nello stato asiatico vige una dittatura comunista che si basa sulla schiavitù, lo sfruttamento e la repressione. A descrivere lo stile di vita nordcoreano arriva ora un libro indagine del giornalista americano Blaine Harden. “ Fuga dal campo 14 ” che racconta la vita di Shin Dong-Yuk, l’unico uomo nato in un campo di prigionia della Corea del Nord ad essere riuscito a scappare. La sua fuga e il libro che la racconta sono diventati un caso internazionale, che ha convinto le Nazioni Unite a costituire una commissione d’indagine sui campi di prigionia nordcoreani.
Il Campo 14 è grande quanto Los Angeles, ed è visibile su Google Maps: eppure resta invisibile agli occhi del mondo. Il crimine che Shin ha commesso è avere uno zio che negli anni cinquanta fuggì in Corea del Sud; nasce quindi nel 1982 dietro il filo spinato del campo, dove la sua famiglia è stata rinchiusa da decenni. Non sa che esiste il mondo esterno, ed è a tutti gli effetti uno schiavo. Solo a ventitré anni riuscirà a fuggire, grazie all’aiuto di un compagno che tenterà la fuga con lui, e ad arrivare a piedi e con vestiti di fortuna in Cina, e da lì in America. Una storia lontana da noi ma davvero appassionante!