Lucarelli è tornato alla scrittura con il libro “Albergo Italia” un breve romanzo in cui sembra trasparire la gioia di raccontare, la leggerezza dell’autore. Entriamo con una naturalezza che ci sorprende in un mondo sconosciuto eppure subito familiare, la Colonia Eritrea: e impariamo a vedere noi stessi, i t’Iiàn, gli italiani, i “so tutto io”, cullu ba’llè, quelli cui piace “di averle pensate loro, le cose”, con gli occhi di un personaggio che non vorremmo lasciare più: il carabiniere indigeno Ogbà, unito da un patto più fraterno che di disciplina con il capitano Colaprico.
A ogni colpo di scena, e sono tanti, a ogni parziale verità subito caduta, i due anziché deprimersi trovano nel loro rapporto una ragione per continuare, tra bellissime dame che sembrano assorbire sensualità e sprezzatura dall’aria stessa che respirano, ambigue creature del male, monelle prostitute, geologi che forse non sono geologi, furieri furfanti, camerieri magrissimi, e una vera festa di lingue e dialetti nella cornice dello sfavillante, modernissimo, Albergo Italia. Il più elegante, e anche l’unico, di Asmara, Eritrea, Italia. Che viene inaugurato, ovvio, con un cadavere di faccendiere neanche tanto impiccato, a guardar bene. Quel tanto che basta per iniziare una storia.
Realizzato in collaborazione con l’Ente editoriale dell’Arma in occasione del Bicentenario della fondazione del corpo, questo romanzo è un omaggio alla storia dei nostri Carabinieri, che trovano nel capitano Colaprico un degno precursore. Un uomo per bene, votato alla causa e ossessionato da un fenomeno ancora sconosciuto che in Sicilia chiamano “maffia”. Un Carabiniere dall’intuito finissimo e tutto d’un pezzo che non cede neanche al cospetto di Margherita, una ammaliante avventuriera arrivata nella colonia italiana in cerca di uomini. Lui è un uomo all’antica, lei una donna moderna, insieme chiuderanno un caso intricato che sarà, ci auguriamo, solo il primo di una lunga serie.