E’ finalmente arrivato l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio e si intitola “Il bordo vertiginoso delle cose”. Si tratta di un vero e proprio romanzo di formazione alla vita e alla violenza, un racconto sulla passione per le idee e per le parole, storia d’amore, implacabile riflessione sulla natura sfuggente del successo e del fallimento. La trama è la seguente, mentre sorseggia il cappuccino come ogni mattina, seduto in un bar nel centro di Firenze, Enrico Vallesi legge una notizia sul giornale: in un conflitto a fuoco con i carabinieri, è rimasto ucciso un rapinatore, da poco uscito di galera.
Il nome della vittima riporta Enrico alla fine degli anni Settanta, al primo giorno di liceo, quando in una classe di quindicenni aveva fatto la sua comparsa Salvatore, più volte bocciato, turbolento, il compagno che gli aveva insegnato come difendersi dalla violenza della strada e superare a testa alta quel territorio straniero che è l’adolescenza. Ai ricordi di Enrico si alterna il racconto del suo ritorno nella città dalla quale era partito, quando non aveva ancora conosciuto gioie e delusioni del matrimonio e del suo mestiere di scrittore. Un ritorno a casa in cerca di risposte ai propri tormenti, per scoprire quello che tanti anni prima si era lasciato alle spalle, ma anche per capire cosa è diventata nel frattempo la sua vita.
Quest’ultima opera di Carofiglio, edita da Rizzoli, è un insieme di tante storie, di tante psicologie e indaga le crepe dell’esistenza, evoca “quel senso di straniamento che ci prende quando viaggiamo per terre sconosciute e lontane”. Un libro bello dove si incontrano la dolcezza e la brutalità, il desiderio e la paura, la sconfitta e l’inattesa emozionante opportunità di ricominciare.