Gli amanti del giallo lo sanno, solo tre anni fa avevamo lasciato il detective Lincoln Rhyme, uno dei maggiori detective costruiti dal maestro del thriller Jeffery Deaver, alle prese con un caso davvero difficile. Adesso finalmente Rhyme torna in scena, nell’ultima opera di Deaver “La stanza della morte”. Questa volta il detective si trova alle Bahamas ed è la stanza d’albergo in cui un cecchino ha ucciso Robert Moreno, cittadino americano, noto attivista a favore dei diritti dei popoli del Sud America.
L’omicidio è stato commissionato dal governo degli Stati Uniti per sventare i piani terroristici dell’uomo, ma i primi accertamenti rivelano che Moreno stava preparando una manifestazione pacifica e non un attentato. Rhyme e la sua partner Amelia Sachs indagheranno seguendo la scienza e l’intuito, com’è loro abitudine. Un libro pieno di colpi di scena, indagini all’ultimo respiro, polemiche sul sud america e sui suoi costumi politici e sociali.
Altro grande aspetto di questo libro è l’importanza data al tema della tortura, partendo dalla figura del sadico killer, Deaver fa delle considerazioni etiche su questa pratica disumana tutt’ora utilizzata negli ambienti dello spionaggio, un’abitudine che si può tranquillamente evitare anche in casi di indagini serrate. Un romanzo mozzafiato e che fa riflettere su temi etici importanti e attuali.