Ignazio Tarantino ha 39 anni, è pugliese e ha perso tutta la sua famiglia a venti anni non per un incidente ma a causa di una setta religiosa. Questo avvenimento accaduto nella sua vita, a distanza di anni, è diventato la trama del suo primo libro “Sto bene, è solo la fine del mondo”, uscito da dopo per la Longanesi. La storia è quella di Giuliano, l’ultimo nato di una numerosa famiglia meridionale, sua madre, Assunta, è una donna mite e devota che ha annientato se stessa per occuparsi dei figli. Il padre è un depresso cronico, che sfoga in modo violento la sua frustrazione. Un giorno Assunta accoglie in casa due sconosciuti in abiti eleganti che, annunciandole l’imminente giudizio di Dio, le promettono la felicità e la salvezza eterna destinate agli «eletti». L’ingresso della sua famiglia in questa setta porterà a drastici cambiamenti nella vita di Giuliano, combattuto tra il desiderio di assecondare le imposizioni e le manie religiose di una madre sempre più ossessionata dal peccato e il tormento che gli procura una vita di privazioni incomprensibili. Con l’adolescenza, però, l’amore che lo lega alla madre entrerà naturalmente in conflitto con il suo bisogno di affermare la propria identità e a quel punto sarà davvero la fine del mondo così come Giuliano l’ha conosciuto. Il libro di divide in tre ipotetiche parti, la prima che riguarda il 1980, quando il nostro protagonista ha sei anni e non vive una vita serena, una madre devota alla famiglia ma terrorizzata costantemente dal marito violento, bestemmiatore e che si diverte a tormentare la moglie e ad ignorare i figli.
Nella seconda parte del romanzo ritroviamo Giuliano frequentare le scuole medie e anche in questo caso l’autore racconta eventi legati a quel periodo. Infine, l’ultima parte vede Giuliano frequentare le superiori alle prese con la prima cotta ma anche davanti ad eventi e scelte molto dolorose. La storia ovviamente è molto triste, anche se il personaggio protagonista con le sue avventure e le riflessioni di ragazzino di un’altra epoca, strappa sempre un sorriso. Quello che traspara da questa storia è la mancanza di forza, l’incapacità di ribellarsi, la sensazione di essere sempre in trappola. Il romanzo termina con una nota dell’autore che precisa che alcune cose accadute al protagonista del libro sono accadute realmente a lui stesso mentre altri fatti li ha osservati da vicino. Un libro vero e ricco di vita!