Il Padrino è passato alla storia come capolavoro cinematografico di Francis Ford Coppola del 1972, seguito dai due fortunati sequel del 1974 e 1990, tuttavia è bene ricordare che il titolo fa riferimento al romanzo scritto da Mario Puzo nel 1969, grande successo letterario che portò lo scrittore a redigere la sceneggiatura del film.
Mario Gianluigi Puzo, a dispetto del nome, è stato uno scrittore statunitense nato a New York nel 1920. Ebbe ben poco a che spartire con il mondo della malavita descritto con tanto vigore nel best seller che lo portò al successo. Figlio di un ferroviere e assiduo frequentatore di biblioteche, capì già all’età di 16 anni che sarebbe diventato uno scrittore. La singolarità della trama de Il Padrino, il vivido e toccante affresco del mondo della mafia italiana sono ben testimoniati dai premi oscar vinti dallo scrittore, nel 1973 e nel 1975, come miglior sceneggiatura non originale.
Il successo riscosso dal romanzo nel 1969 non aveva all’epoca precedenti, Puzo andava a rappresentare il mondo della mafia italo-americana nella meticolosa descrizione dei legami di famiglia, dei rituali di rispetto, dei rapporti tra la mafia e la politica. Il tutto veniva reso più vivo e cruento nell’affrontare gli spietati regolamenti di conti, le vendette e la vita quotidiana dei boss e dei loro sicari. La varietà di temi toccati, che debordano nella quotidianità dei malavitosi visti anche sotto il punto di vista di buoni padri, mariti e fidanzati, rende l’opera completa e corposa, il romanzo da vita a un grande mondo da esplorare e scoprire.
Il successo dei film è la logica conseguenza di un romanzo capolavoro già di suo, reso sul grande schermo nel modo più attinente ed efficace possibile. La storia narra dell’ascesa e della gestione del potere da parte del boss Don Vito Corleone, ovvero il Padrino protagonista del romanzo. Don Vito è l’uomo più potente di New York, a capo delle cinque famiglie che gestiscono gli affari illeciti in città si mostra intransigente nel far rispettare il suo volere, portatore di un senso della giustizia del tutto soggettivo. La sua figura è passata alla storia per la straordinaria interpretazione cinematografica di Marlon Brando e di Robert De Niro, che rispettivamente hanno impersonato Don Vito in tarda età e ragazzo.