Lo scrittore Aldo Nove ha pubblicato “Mi chiamo…”, un libro dedicato alla grande Mia Martini. Nel testo, l’autore descrive gli ultimi momenti della sua vita come se fosse Mimì a parlare in prima persona, con la sua voce e le sue emozioni. Mia Martini parla da un letto di uno squallido appartamento di un piccolo paese della provincia di Varese, dove cercava di fuggire dalle dicerie infamanti che la perseguitavano e da cui non si è mai più ripresa Nove, con un linguaggio diretto e poetico, ripercorre la vita dell’artista, amata in tutto il mondo e scomparsa il 12 maggio 1995 ma mai dimenticata. Una storia appassionante, dove protagonista è il pettegolezzo e l’autore non lo tralascia, anzi sceglie di incentrare il libro sulla superstizione che il nome della cantante fosse innominabile. Egli stesso, a lungo, non pronuncia quel nome. Poi, finalmente, lo pronuncia. Poi lo pronuncia ancora, emblematicamente, per tre volte, quasi a voler ingenerare il sospetto di essere egli stesso superstizioso. La scelta di raccontare una vita tragica incentrandola su un particolare grottesco, pur evitando abilmente il rischio di cadere nel grottesco, fa riflettere.
Aldo Nove a un certo punto fa raccontare alla cantante di quella volta in cui fu invitata a una trasmissione televisiva prettamente dedicata alla sua fama di iettatrice. È una delle parti più toccanti del libro. La sua passione per la cantante è palpabile in tutto il libro, eppure c’è qualcosa che sembra stonare. Sarà forse quel continuo, crudele, rigirare il dito in una piaga che ha, in sé, qualcosa di imbarazzante? Un libro che può farci capire come il pettegolezzo può rovinare la vita anche di una persona nota e amata. Buon lettura a tutti!