Agli amanti del mistero, ai creduloni che sono rimasti delusi perché durante la notte non è giunta la fine del mondo, o per chi ancora speranzoso aspetta il buon esito della profezia Maya, dedichiamo un libro molto significativo e cardine dei successi di uno tra i più affermati scrittori italiani: Il pendolo di Foucault di Umberto Eco. Con il romanzo edito nel 1988 dalla Bompiani, Eco ha spaziato nel bisogno vitale di sovrannaturale insito nella natura umana, l’interesse per il mistero e l’ignoto che coinvolge, con diversi gradi di intensità, ogni uomo.
Maria Corti su L’Indice commentò il racconto “Il pendolo è libro superiore al Nome della rosa, pur se meno organico, proprio in quanto vi si incontra anche un Eco che non è più ludico ma, come dice Mondo, ‘ha messo in gioco tutto se stesso’.” Lo scrittore di Alessandria, tra le trame del romanzo, invita il suo pubblico di lettori a una riflessione profonda tesa a mettere in guardia dalle conseguenze di un eccesso di credulità.
Il protagonista del libro, e io narrante, Casaubon si vedrà catturato dal vortice di eventi che coinvolgono in tratte misteriose la casa editrice Garamond. In questo contesto, assieme a validi colleghi quali Jacopo Belbo e Diotallevi, inizierà quasi per gioco ad interessarsi di tematiche esoteriche, mistiche, spirituali e sovrannaturali di ogni genere. Ma quello che in origine era solo uno scherzo ben presto si tramuta in un’angosciante realtà che vedrà i protagonisti coinvolti nelle tresche di società segrete e pericolosi riti.
In questa sede non sveleremo il verdetto finale e il forte messaggio dato da Eco, ma possiamo dire quanto sia apprezzabile la lucidità e la chiarezza con cui lo scrittore affronta argomenti che dividono anche la nostra società tra chi da certi temi si tiene ben alla larga e chi invece ne è estremamente attratto.