“Se il teatro è il doppio della vita, la vita è il doppio del vero teatro”, doppi del teatro sono dunque la metafisica, la poesia, la crudeltà. Il teatro”superficiale e posticcio, di consumo momentaneo”, va trasformato, anzi, diventa il dramma stesso uno strumento di rivoluzione, una trasformazione non sociale, ma psicologica.
Il teatro deve “rituffarsi nella vita”, ma senza ragionamento o analisi, piuttosto ad un livello mistico e metafisico. Nulla deve ostacolare il risveglio dello spirito interiore dell’uomo.
Le teorie simboliste e surrealiste vengono stirate fino a raggiungere il loro limite più estremo.
Così gli scenografi e gli attori dovranno rivelare i drammi più segreti e sinceri e lo spettatore sarà chiamato a partecipare emotivamente. Tutto deve essere messo in gioco” lo spirito, ma anche i sensi e la carne”. “Teatro libero” e “totale”, di pura esperienza.
Il corpo degli attori deve essere totalmente svincolato dalla subordinazione alla mente come il dramma deve emanciparsi dal testo, in quanto in una comunicazione reale entra in gioco un linguaggio”invisibile e segreto”, di cui la parola è completamente incapace di rendere conto.
Solo il linguaggio della magia ce ne avvicina.
Il teatro viene inteso come una rivelazione
“Io sono Antonin Artaud, sono mio figlio, mio padre, mia madre ed io””…sono Satana e sono Dio”.
Antonini Artaud sembra voglia provocare un continuo sconcerto intenzionale, scoraggiandoci a porgli ulteriori domande e, a meno di non porci come gli ultimi uomini che videro il “folle” della Gaia scienza di Nietzsche giungere al mercato con la sua lanterna accesa in pieno giorno, questa invece è la via per entrare nell’avventura totale di Artaud.
Follia come rassicurazione della ragione, ragione come rassicurazione dalla follia.
Come scrivono di lui Deleuze e Guattarì: “Anche se Artaud non è riuscito per sé, è sicuro che attraverso di lui, qualcosa è riuscito per noi tutti”
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.