Il romanzo “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di Alessandro D’Avenia è uscito un po’ in sordina già da qualche tempo, anche se solo questa settimana è entrato nella top ten dei libri più venduti.
La trama. Racconta la storia di un ragazzo di sedici anni come tanti, Leo, che si divide tra amici, partite di calcetto,
ore interminabili passate ad ascoltare musica, e un odio per la scuola e gli insegnanti. Finché non arriva il supplente di storia e filosofia, un personaggio diverso dagli altri, che spiega le lezioni con una luce diversa negli occhi.
C’è solo una cosa che atterrisce il ragazzo: il bianco, che per lui rappresenta la perdita, la privazione, mentre è innamorato del rosso, che è passione, amore. Anche i capelli di Beatrice sono rossi. Quando scopre però che Beatrice è malata e quel suo pallore in volto è dovuto proprio alla malattia, il mondo degli adulti, fatto anche di dolore e sofferenza, entra prepotentemente nella sua vita, e imparerà a guardare le cose in modo diverso attribuendole il giusto significato.
Molti di voi avranno già letto il libro, ed è proprio a voi che chiedo, se dovessi dimenticare qualche frase che a voi è piaciuta particolarmente, di segnalarmela nei commenti.
Le frasi più belle de “Bianca come il latte, rossa come il sangue” sono state, per me, le seguenti:
“La mia corazza di ferro si è ammorbidita fino a diventare di panna nel giro di poche ore”.
“…quando esci e sai che ti aspetta una giornata al sapore di asfalto polveroso a scuola e poi un tunnel di noia tra compiti, genitori e cane e poi di nuovo, fino a che morte non vi separi, solo la colonna sonora giusta può salvarti. Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un’altra dimensione”.
“Solo che ama il tuo odore ti ama davvero”.
“…quando c ‘è di mezzo l’amore le persone a volte si comportano in modo stupido… Ti devi preoccupare quando chi ti ama non ti ferisce più, perché vuol dire che ha smesso di provarci o che tu hai smesso di tenerci”.
“Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto. L’altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. È una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l’iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo. Ed è lì che mi sono tuffato guardando Silvia in quel modo, nell’oceano profondo della sua vita, entrandoci dentro e lasciando entrare lei nella mia… ma non ho retto lo sguardo”.
“L’amore è strano, perché ti sembra tutto bello. Tu fai la stessa vita di tutti i giorni, con le stesse cose e la stessa noia. Poi ti innamori e quella stessa vita diventa grande e diversa. Allora che importa se l’interrogazione ti va male, se la ruota del motorino si buca, se si mette a piovere e non hai l’ombrello? Tutto questo passa, l’amore no”.
“…non servono più le stelle: spegnile una a una. Smantella il sole e imballa la luna. Svuota l’oceano, sradica le piante. ormai più nulla è importante”.
“Se la vita avesse gli occhi, sarebbero quelli di Beatrice. Da oggi io voglio amare la vita come non ho mai fatto. Quasi mi vergogno di non aver cominciato prima”.
Continuerei a scrivere per ore e ore, perché è stato proprio difficile selezionare le frasi più belle del romanzo e riportarle nello spazio così piccolo di un post. Un consiglio per chi ancora non lo avesse fatto: leggete il libro perché ne vale davvero la pena!
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