Pur non essendo vecchio per usare la tecnologia, a Jonathan Franzen la tecnologia proprio non piace. Dopo aver manifestato la sua avversione per twitter con parole molto pesanti, “Lo odio con tutto me stesso per la cultura dell’ultra brevità tipicamente americana che esprime”, ha detto che anche gli eBook non lo fanno impazzire.
Le sue testuali parole sono state: “Magari tra 50 anni nessuno si preoccuperà dei libri di carta, ma io sì”, parole riportate dal Daily Telegraph e pronunciate in occasione dell’ Hay Festival di Cartagena in Colombia.
Franzen ha aggiunto anche: “Quando leggo un libro tengo in mano un determinato oggetto in un determinato momento e in un determinato luogo. Il fatto che quando io prendo il libro da uno scaffale dica sempre la stessa cosa, beh, è rassicurante”.
Franzen si schiera pienamente a favore del libro tradizionale soprattutto per una questione estetica; dice infatti che l’autore che decide di scrivere e stampare la sua opera, lo fa perché è sicuro che nulla verrà modificato, mentre invece l’eBook dà la sensazzione che in ogni momento chiunque possa cancellare il lavoro dello scrittore, si possa modificare quella che doveva essere l’espressione della sua volontà.
Aggiunge poi: “Per una persona appassionata di letteratura come me, (l’eBook) semplicemente non è abbastanza permanente”. Parole profonde soprattutto se si pensa che la staticità è un elemento fondamentale nella sua vita: Franzen infatti ritiene che le nostre vite siano già abbastanza fluide e soggette a modifiche a causa di mille agenti esterni; almeno i libri devono essere qualcosa di immutabile.
Niente di più saggio… penso proprio che Franzen abbia centrato l’obiettivo.
Fonde: ehibook.corriere.it
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