La parola che ultimamente fa da padrone in ogni settore merceologico è “crisi”, e tutti, nel nostro piccolo, cerchiamo di affrontarla nel modo migliore. Non sono poche le case editrici che propongono libri a prezzi competitivi, magari risparmiando sulla qualità della carta e sulla copertina. non è raro infatti trovare libri dai 5 euro fino ai 10,00; per non parlare poi della novità eBook che sembra essere gradita soprattutto dai più giovani. Gli eBook infatti, costano mediamente la metà di un libro nel formato tradizionale, e questo permette di acquistare al prezzo di un libro ben due eBooks.
I lettori, dal canto loro, pur lamentando il prezzo dei libri, sono disposti a fare dei piccoli sacrifici pur di accaparrarsi l’oggetto del loro desiderio; in molti ammettono che il prezzo dei libri si è abbassato nell’ultimo anno. A cosa è dovuta questa inversione di tendenza? Secondo alcuni è stata la Legge Levi a porre rimedio all’aumento indiscriminato del prezzo dei libri.
Infatti questa legge, disciplinando gli sconti che gli editori e i distributori devono rispettare, ha fatto sì che i prezzi di copertina rimanessero contenuti entro certi limiti, mentre invece prima gli editori gonfiavano il prezzo di copertina per poi far leva sullo sconto. Secondo altri invece, nulla sarebbe cambiato sul prezzo dei libri, perchè, mentre prima il prezzo era gonfiato, ma anche sovrascontato, ora il prezzo è più basso ma senza sconto.
Ci sono poi lettori che vedono nel prezzo troppo basso una scarsa qualità tipografica; preferirebbero spendere qualche euro in più, e avere un libro curato sin nei minimi dettagli, dalla scelta del carattere, alla qualità della carta, alla copertina in brossura. I problemi cominciano quando una persona legge due libri a settimana: non penso che tutti si possano permettere di spendere circa cento euro al mese in libri. Ognuno la vede a modo suo, ma la libertà di scegliere tra un eBook, che secondo alcuni è fatto male e si legge malissimo, oppure un libro in formato cartaceo, spetta esclusivamente al consumatore finale che decide egli stesso quanto vuole (o può) investire in cultura.
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